Le età della vita

CARLO MARIA MARTINI, Le età della vita, Mondadori, Milano, 2010, pp.192, € 18,00.
La condizione umana, provvisoria pur nella sua apparente continuità, è il tema di questo nuovo libro del cardinale Martini.
Dall’infanzia all’adolescenza, alla maturità, alla vecchiaia, i sogni, i doveri, le responsabilità mutano con il mutare del corpo e dell’animo sotto la spinta dell’esperienza e dei “fatti della vita”.
Nei suoi incontri con i giovani, i lavoratori, gli anziani, Carlo Maria Martini ha più volte affrontato i rischi e la grandezza di ogni età, ciascuna degna di essere vissuta con il massimo impegno e consapevolezza.
Le sue parole, frutto di una lunga, personale meditazione, sono di incitamento, ma soprattutto di speranza.
 BAMBINI I fanciulli si pongono tante domande che nascono dalla curiosità e dalla meraviglia che suscita in loro l’esperienza dell’essere.
Spesso queste domande non vengono prese sul serio dagli adulti; invece emergono dal profondo e sono da tenere in considerazione: il continuo interrogare dei più giovani è indice di una capacità spontanea e innata di vedere a fondo le cose.
Mi pare che anche per questo i bambini siano lodati da Gesù e proposti come modelli.
L’episodio in cui tali domande emergono con particolare vigore, e sono fondate, valutate e accolte, è quello che narra la permanenza di Gesù al tempio all’insaputa dei suoi genitori.
Qui Gesù sperimenta la forza che lo lega al Padre e che si esprime anche nelle istituzioni del tempio.
Ma tale presenza del divino è spesso ostacolata: Gesù nella sua vita pubblica si scontrerà sovente con questo ostacolo, che emergerà anche nel rapporto con la classe sacerdotale, e sarà una delle cause che lo porteranno alla crocifissione.
L’atteggiamento di Gesù mostra l’importanza che può assumere la decisione di un dodicenne.
Di fronte a tale scelta noi abbiamo la sensazione di procedere su un terreno sacro, a cui bisogna avvicinarsi con rispetto.
Anche i fanciulli sono quindi capaci di conoscere Dio spontaneamente e di avvicinarsi a lui.
Essi sono abilitati a essere uditori della Parola e sono capaci di compiere scelte coraggiose.
*** GIOVANI La giovinezza è l’età dei grandi sogni, che presentano un quadro ideale della vita dell’uomo, ed è per questo che i giovani sono di solito molto critici del mondo così com’è.
Bisogna saperli aiutare rispettando le loro esigenze di perfezionismo e condurli, nello stesso tempo, a non spaventarsi di fronte alle realtà della vita.
La giovinezza è anche il tempo dei grandi amori e delle grandi speranze.
È necessario non deludere le attese dei ragazzi, saperne sfruttare l’idealità e insegnare loro che la realizzazione di un ideale di solito richiede tempi lunghi.
Bisogna inoltre accompagnarli verso l’accettazione del fatto che noi non siamo perfetti.
La figura concreta di questa idealità è Gesù che si reca nel tempio a pregare e scaccia i mercanti, che rendono quel luogo una spelonca di ladri.
La giovinezza può pure essere il tempo della contestazione, della ribellione e del rifiuto, come è normale che sia.
Ma secondo un proverbio indiano, questa è anche un’età in cui si è chiamati a insegnare: ciò comporta una responsabilità che fa da contrappeso alla voglia di respingere la tradizione.
Tale responsabilità ha un grande valore per sostenere le persone nella vita.
ADULTI L’età adulta viene definita da quello stesso proverbio indiano come un ritirarsi nel bosco.
L’adulto deve saper riconoscere i suoi limiti e fare anche un passo indietro, se necessario.
L’adulto ha una visione complessiva di come vanno le cose in questo mondo.
Ciò, però, non deve diventare motivo per limitare gli ideali, ma deve essere stimolo per giungere a una visione esatta della realtà.
Bisogna considerare che ci sono almeno due tipi di adulti: quelli che si lasciano trascinare dal vortice degli impegni e quelli che sanno prendere tempo per far maturare i propri principi.
Solo quest’ultimi meritano in pieno il titolo di adulto.
Quanto più uno cresce in responsabilità, tanto più sono necessari momenti di ritiro e silenzio.
L’adulto è in grado di riflettere su di sé e ciò gli dà la possibilità di confrontarsi con la propria fede.
È difficile uscire del tutto da sé per effettuare quella che è chiamata la «conversione», perché essa comporta un totale rivolgimento della visione della realtà.
Ci si domanda quanti uomini giungano alla piena conoscenza di sé.
Secondo gli psicologi tale conoscenza non può aversi prima dei trentacinque/ quarant’anni, ma non molti giungono a un simile punto di maturazione.
È questo il motivo per cui si diffondono visioni semplicistiche del mondo e dell’uomo.
Perciò il parere della maggioranza non è senz’altro una garanzia per la verità.
*** ANZIANI Per la spiritualità indù la rinunzia ai propri beni significa la capacità di presentarsi con la mano destra aperta per ricevere umilmente il pane quotidiano.
Tradotto nel linguaggio della cultura occidentale significa che occorre sempre più riconoscere che la nostra vita dipende dagli altri e godere di questo fatto.
È certamente difficile per i ricchi sopportare di diventare poveri, come dimostrano gli esempi evangelici di Nicodemo e del giovane ricco, ma in questo si può gustare una partecipazione più autentica al Vangelo.
Fa parte di tale impoverimento anche l’indebolimento fisico cui si va incontro con il passare degli anni.
Perciò il Vangelo di Giovanni, che esemplifica il cammino del cristiano ed è un Vangelo segnato dalla profondità mistica, riduce tutto all’essenziale.
I vecchi devono imparare a ritirarsi dalle loro responsabilità e contemplare maggiormente l’unità delle cose.
In questo senso l’anzianità può durare molto meno delle altre fasi della vita e non dipende dall’età anagrafica.
Ciò significa che le età della vita non possono ridursi solamente alla biografia.
Esse hanno una durata diversa che non è possibile determinare a priori.
Bisogna interpretare ciascuno alla luce di un cammino spirituale che tenga conto della maturità raggiunta.
Anche lo stile di preghiera varia nelle diverse età della vita.
È molto importante vedere se la nostra preghiera corrisponde o meno alla nostra età.
La preghiera, infatti, matura via via con la ricchezza interiore, ma nel tempo della vecchiaia può tornare a essere semplice e spontanea come quella dei fanciulli in “Corriere della Sera” dell’8 novembre 2010

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