Perché etica e ricerca devono saper dialogare

La sperimentazione scientifica e l’ingegneria tecnologica non possono esercitarsi in contrasto con il rispetto e la promozione della dignità umana.
È questa un’evidenza da tutti condivisa.
Ma la contemporanea situazione di pluralismo rende difficile riempire di un contenuto valoriale unanimemente riconosciuto nozioni come quelle di coscienza, dignità umana, vita, ecc.
Le nuove frontiere rese fruibili dalla biogenetica, soprattutto, riportano al centro la questione antropologica.
La quale, diversamente dal passato, non tende solo a interpretare l’uomo, ma a trasformarlo: e non limitatamente ai rapporti economici e sociali, ma nella sua stessa realtà biologica e psichica.
L’interrogativo cruciale diventa allora quello del significato e dell’originalità dell’essere umano nel concerto della realtà, e quello del riferimento plausibile d’ogni sua impresa al rispetto e alla promozione della sua identità.
Le difficoltà che gli esperti della materia, ma non solo, affrontano nell’approntare una base epistemologica condivisibile alla bioetica derivano dalla vastità degli ambiti d’indagine e dalle diverse modalità di approccio alla questione di cui essa si occupa: la vita umana in tutti i momenti del suo sviluppo.
Di qui l’impegno ineludibile a far interagire con pertinenza l’approccio scientifico e quello umanistico.
Già nel saggio Bioethics, bridge to the future, del 1970, l’oncologo Van Resselaer Potter si concentrava su due aspetti: la dimensione bio-ecologica e il problema della distinzione dei saperi, mettendo in luce come gli attuali squilibri e pericoli per l’ecosistema umano e cosmico sarebbero riconducibili alla spaccatura moderna tra il sapere scientifico e quello umanistico.
Di fatto, i risultati cui le ricerche scientifiche pervengono, e che le tecnologie rendono operativi e incidenti sulla forma della nostra esistenza, suscitano una serie di problemi che esigono un livello esplicativo ulteriore, all’interno del quale le conquiste acquisite possano trovare intelligibilità e senso, evitando di diventare controproducenti, e cioè in fin dei conti di ritorcersi contro l’uomo.
L’apertura a un orizzonte sapienziale diverso, ma non contrastante con quello scientifico, è senza dubbio frutto di un personale atto di libertà e di conoscenza, ma può emergere da una ricerca metodologicamente corretta come possibilità di una dimensione interpretativa che dischiuda prospettive inclusive di comprensione e di senso.
D’altra parte, i risultati e le proposte maturate in ambito scientifico non possono non interpellare i credenti a prendere posizione, aprendosi a un dialogo interdisciplinare che, al di là di obsoleti steccati e di sterili separazioni fra conoscenza e coscienza, fede e scienza, dogma e ricerca, permetta uno sguardo sulla realtà nella sua globalit  e nei suoi diversi livelli di significato.
Non si tratta di sovrapporre una visione metafisica astratta di natura umana all’esperienza umana vissuta e indagata dalla fede e dalla ragione, dalla teologia e dalla scienza, ma piuttosto di cogliere le istanze di senso che si dischiudono in forma positiva da ciascuna di esse, mettendole in dialogo tra loro con reciproco rispetto.
Se la scienza è essenziale nel definire quali sono i fondamenti e le condizioni biologiche dell’esistere fisico dell’essere umano, la riflessione filosofica e la teologia sono chiamate a dischiuderne il senso integrale e trascendente, le coordinate del suo ethos e dunque anche i vincoli morali cui debbono rispondere la sperimentazione scientifica e l’ingegneria genetica.
Il Concilio Vaticano II afferma che «nell’intimo della coscienza l’uomo scopre una legge che non è lui a darsi, ma alla quale invece deve obbedire e la cui voce lo chiama sempre ad amare e a fare il bene e a fuggire il male…
obbedire ad essa è la dignità stessa dell’uomo».
La coscienza non si trova di fronte a precetti estrinsecamente imposti: ma a un progetto aperto da attuare nella gratuità e nella libertà responsabile.
In ascolto della nostra umanità.
(L’autore è preside dell’Istituto Universitario Sophia e presidente dell’Associazione Teologica Italiana)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *