“Dialogo con i fratelli musulmani”

«Questo fatto non può essere attribuito alla Turchia e ai turchi, e non deve oscurare il dialogo».
In viaggio verso l’isola di Cipro divisa fra greci e turchi, il Papa toglie qualsiasi possibile responsabilità di Ankara nell’omicidio di monsignor Luigi Padovese, ucciso l’altro ieri a coltellate dal suo autista a Iskenderun, e anzi rilancia il rapporto con l’Islam.
«Non si tratta – spiega Benedetto XVI in volo, prima di scendere all’aeroporto di Paphos e concludere la giornata nella capitale Nicosia – di assassinio politico o a sfondo religioso.
L’atto sembra legato a questioni personali.
Aspettiamo nuove informazioni.
Ma l’omicidio di monsignor Padovese non ha nulla a che fare con il viaggio apostolico a Cipro, né con il fondamentalismo islamico; soprattutto, non getta ombra alcuna sulla prosecuzione del dialogo con l’Islam».
Un messaggio chiaro, dunque, lanciato alla Turchia e al mondo islamico, nel primo giorno della delicata visita apostolica nell’isola, la prima di un Pontefice a Cipro.
Delicato doppiamente, perché giunge pochi giorni dopo il clamoroso blitz israeliano contro le navi dirette a Gaza e partite proprio dai porti turchi e da Cipro; e perché svolto poche ore dopo il giallo tuttora aperto dell’assassinio di Padovese, vicario apostolico dell’Anatolia.
Il Papa ha anzi espresso il suo «incoraggiamento al dialogo con i fratelli musulmani».
«Il nostro impegno – ha proseguito – è quello di continuare con una visione comune e nonostante tutti i problemi nel dialogo con loro».
E circa le tensioni innescate dalla vicenda della flottiglia bloccata da Israele verso Gaza, il Pontefice ha invitato tutti «alla pazienza» e «al coraggio di ricominciare».
Joseph Ratzinger è stato accolto nel grande spiazzo delle rovine di Paphos dall’arcivescovo Chrysostomos II.
E il capo della comunità ortodossa greco cipriota, nel suo discorso, si è lanciato davanti al Pontefice in un duro attacco ad Ankara.
«La Turchia – ha detto l’alto prelato ortodosso – sta realizzando un piano di distruzione nazionale.
Ha espulso tutti i cristiani e ha portato e continua a portare migliaia di coloni dall’Anatolia.
Nel concludere la sua orazione parlando del «martirio» a cui sarebbe sottoposta oggi la sua Chiesa, Chrysostomos ha poi chiesto un intervento diretto del Vaticano: «Cipro e la sua Chiesa – ha invocato – stanno vivendo il loro momento storico più difficile.
Santità, il nostro popolo che soffre e lotta sotto la guida dei governanti, chiede a voi una cooperazione attiva.
Riponiamo molte speranze nel vostro aiuto».
Ma il Papa è rimasto in silenzio, e non ha risposto in pubblico all’appello lanciando, piuttosto, un’esortazione per l’ecumenismo tra i cristiani.
Così qualche imbarazzo diplomatico potrebbe ora suscitare l’intenzione di Ratzinger di incontrare, come anticipato ieri da Repubblica, i rappresentanti della comunità turco-cipriota, non riconosciuti a livello internazionale.
Nei giorni scorsi, alcuni vescovi ortodossi oltranzisti avevano usato termini caustici nei confronti del Papa cattolico in arrivo, tacciandolo addirittura come «eretico».
La Segreteria di Stato vaticana ha dunque attentamente considerato l’opportunità di un eventuale incontro con il capo dello Stato del Nord di Cipro, il neo eletto Dervis Eroglu, dopo la richiesta pervenuta alla Santa Sede sia dalla capitale turco cipriota Lefkosa, con l’incoraggiamento del governo di Ankara e l’interessamento dell’ambasciata turca presso il Vaticano.
Alla fine la decisione è che non esistono motivi per chiudere la porta in faccia ai turco ciprioti, tanto più in questo momento delicato nelle relazioni fra Ankara e Santa Sede.
Difatti ieri sera, nel briefing conclusivo della giornata, il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, ha detto che vi è una «concreta possibilità» che Benedetto XVI incontri, fra oggi e domani, anche i rappresentanti politici e religiosi musulmani, cioè il Presidente e il Gran Muftì locale, della comunità turco-cipriota.
Ratzinger non andrà nell’autoproclamata Repubblica del Nord ma, ha spiegato chiaramente Lombardi, «egli prega, parla e pensa a tutta la popolazione dell’isola».
in “la Repubblica” del 5 giugno 2010

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