The Secrets of Kells

Il regista, Tomm Moore, trentatreenne illustratore e disegnatore di fumetti, ha parlato della genesi e del significato di The Secrets of Kells durante un’intervista concessa al nostro giornale.
 Il film ha richiesto una vasta ricerca che ha ovviamente incluso anche lo studio del vero Libro di Kells, un manoscritto miniato dei quattro vangeli che è considerato il più raffinato manufatto culturale irlandese; oggi è esposto al Trinity College di Dublino, ma, originariamente, era custodito nel monastero fondato da san Columba, l’abbazia di Kells, appunto, dove è ambientata la storia.
Combinando storia, fantasia e mito lo staff di Moore ha voluto dimostrare l’importanza di conservare una tradizione preziosa; il risultato è un viaggio onirico che parla di sacrificio, di forza ottenuta tramite la sofferenza, la riconciliazione e la speranza.
Temi che emergono quando la frase chiave del film, “trasformare l’oscurità in luce” si intreccia con la storia:  “Abbiamo tratto quest’espressione da una poesia che un monaco scrisse sul suo gatto Pangur Bán e si tratta di una traduzione dall’antico gaelico.
La scrisse in un angolo del Vangelo che stava miniando.
Diceva che come il suo gatto cercava i topi, lui cercava le parole; entrambi lavoravano per tutta la notte per trasformare l’oscurità in luce”.
Le avventure che Brendan vive lo portano ad affrontare l’oscurità che scopre fuori, ma anche dentro di sé.
Mentre il ragazzo è combattuto fra il restare nella foresta e il lasciarla, Aidan lo rassicura sull’importanza e la necessità di conoscere il mondo esterno:  “Ho perso tanti fratelli, ora ho solo il Libro a ricordarmeli, ma se i miei fratelli fossero qui ora ti direbbero che imparerai di più nella foresta che in qualsiasi altro luogo.
Assisterai a miracoli”.
Nella foresta, il nemico di Brendan assume la forma di Crom Cruach, leggendaria divinità irlandese pre-cristiana alla quale i pagani offrivano sacrifici umani nella speranza di ottenere buoni raccolti.
Nel film, Crom è una sorta di serpente che si morde la coda, un Uroboro.
“Un simbolo – spiega Moore -, che si trova molto spesso nel Libro di Kells indicava la vita eterna ed era utilizzato spesso in Irlanda nel periodo di transizione dalla fede pagana a quella cristiana.
Abbiamo deciso di rendere Crom molto astratto per far capire che Brendan lotta più contro le sue stesse paure che contro una divinità pagana.
Si tratta del viaggio di Brendan nel proprio subconscio; dove deve lottare con le proprie paure per uscirne alla fine trionfante e con un’altra visione delle cose”.
Brendan che sconfigge la creatura misteriosa ricorda san Patrizio che, si diceva, aveva sconfitto Crom Cruach, ponendo fine al paganesimo nel Paese.
Se Brendan può essere accostato a san Patrizio allora forse gli illustratori del film si possono paragonare ai miniatori del Vangelo.
“Mentre studiavamo il Libro di Kells – continua Moore – molti sottolineavano il fatto che la sua creazione deve aver richiesto una notevole capacità di meditazione.
I monaci dovevano essere completamente calmi e concentrati, perché è quasi impossibile immaginare come abbiano potuto creare certi dettagli con gli strumenti rudimentali di cui disponevano a quel tempo”.
Ugualmente meticolosa è stata la creazione di un film animato in 2d come questo, disegnato per il 95 per cento a mano e prodotto “senza costosa attrezzatura informatica.
La gente sta dimenticando quanto sia magico il fatto che si può dare vita a qualcosa solo con una matita e un foglio di carta”.
Il regista ha spiegato che ogni secondo di animazione ha richiesto circa una dozzina di disegni per personaggio e sfondi estremamente elaborati (per un’idea dello stile grafico del film, si veda il sito www.thesegretofkells.com).
“Abbiamo impiegato quattro anni, lavorando a tempo pieno per la produzione del film, ma, prima ancora, ne abbiamo impiegati sei per sviluppare l’idea e il soggetto”.
I disegnatori hanno incluso monaci diversi – italiani, africani e mediorientali – non a caso; la scelta dei personaggi deriva direttamente dallo studio del Libro di Kells, decorato anche da disegni orientali.
Gli autori hanno immaginato che monaci provenienti da tutto il mondo avessero lavorato al Libro.
“Secondo molti studiosi, l’Irlanda dell’epoca era una sorta di rifugio e la biblioteca di Kells uno dei pochi ripari esistenti in quel difficile momento storico.
L’Irlanda divenne famosa come terra di santi e studiosi; durante quel periodo, infatti, molte persone vi giunsero per studiare e lavorare perché restare sul continente era troppo pericoloso”.
Il personaggio preferito di Moore è Aisling, una ragazzina che sembra un folletto; in lei c’è tutta l’energia della giovinezza unita a una saggezza senza tempo, una mescolanza di letteratura e vita reale.
“Quello di Aisling è un personaggio che si ritrova spesso nella produzione poetica irlandese del diciottesimo secolo, dove l’Irlanda è rappresentata da una bella donna, molto serena, che appare al poeta in sogno.
Infatti, in gaelico aisling significa “sogno”.
Abbiamo deciso di modificare la tradizione e di fare di Aisling una ragazzina birichina piuttosto che una sobria figura matriarcale”.
Moore ha basato il rapporto fra Brendan e Aisling su quello fra lui e sua sorella:  “Le assomiglia anche un po’, solo che Aisling ha i capelli bianchi!”.
Mentre il film comincia ad attirare folle da record negli Stati Uniti, il “segreto” viene esplicitamente svelato dal personaggio del vecchio miniatore:  “Il Libro – dice padre Aidan a Brendan, destinato a divenire abate di Kells -:  non è stato scritto per essere tenuto nascosto dietro delle mura, lontano dal mondo che ha ispirato la sua creazione devi far conoscere il Libro alle persone cosicché possano sperare.
Permetti alla luce di illuminare questi giorni bui!”.  di Tania Mann (©L’Osservatore Romano – 24 marzo 2010) ”Ho visto il dolore nell’oscurità, ma ho anche visto la bellezza prosperare nei luoghi più fragili.
Ho visto il Libro, il Libro che ha trasformato l’oscurità in luce”; The Secret of Kells si apre con queste parole sussurrate.
Il film indipendente prodotto a Kilkenny, in Irlanda, è stato una delle sorprese delle nomination all’Oscar di quest’anno.
È stato candidato come miglior film di animazione contro campioni di incasso come Up della Disney-Pixar e Fantastic Mr.
Fox di Wes Anderson.
La trama del film è ambientata nell’Irlanda del ix secolo e si incentra sulla figura del dodicenne Brendan, un orfano irlandese che vive in una comunità di monaci dediti alla miniatura, ovvero all’arte di illustrare e abbellire i testi evangelici.
Le avventure di Brendan cominciano quando un anziano miniatore un po’ strambo di nome Aidan arriva con il suo gatto Pangur Bán.
Il monaco è noto per la sua opera su un famoso manoscritto greco del leggendario san Columcille (san Columba); viene a cercare riparo dopo essere sfuggito alle incursioni vichinghe che hanno distrutto il suo convento a Iona.
Brendan, spinto dalle richieste di Aidan, parte alla ricerca di bacche per inchiostro e si avventura oltre le mura fortificate del villaggio contro la volontà del severo zio, l’abate di Kells.
Nella foresta incontra Aisling, la briosa e chiassosa ragazzina che lo accompagnerà nel suo viaggio

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