L’ultimo saluto a don Zelindo Trenti

Nella chiesa parrocchiale Santa Maria della speranza, sabato 13 febbraio alle ore 11.30 è stato celebrato il funerale di don Zelindo Trenti, presieduto da don Francesco Cereda, Vicario del Rettor Maggiore dei Saleisani.

OMELIA per ZELINDO TRENTI

13 febbraio 2016

di don Cesare Bissoli

“Disse Gesù: Chi mangia questo pane, vivrà in eterno”. L’altro giorno, giovedì 11 febbraio, memoria della Madonna di Lourdes, giorno della ordinazione sacerdotale di Don Zelindo e di alcuni di noi, abbiamo celebrato l’Eucaristia nella cameretta dell’infermeria dove Zelindo si trovava. La volle lui. La sua partecipazione fu consapevole, attenta, serena, come il viandante che stava arrivando al termine del pellegrinaggio, realizzando così il migliore giubileo attraversando la porta del cielo e gustando direttamente l’abbraccio misericordioso del Padre. E infatti alla mattina assumeva il corpo di Gesù crocifisso e risorto e, alla sera, Zelindo crocifisso come il Signore ebbe il dono della risurrezione e della vita.

Questo riferimento così diretto e immediato al Signore Gesù non è affatto secondario nell’esistenza di Don Zelindo che anzi ne fu “l’Ospite  inatteso” come lo presentava agli uditori, da lui sempre atteso, invocato e finalmente incontrato. Tanta fu la sua riservatezza nell’esprimere i suoi sentimenti, altrettanto grande e visibile fu la sua fede e la sua fedeltà al Signore, nella vocazione di salesiano di Don Bosco. Di quanto egli fu e fece diranno qualcosa dei testimoni, qualcosa dirò anch’io suo confratello per lunghi anni di vita salesiana, altri ricordi sono nel cuore di tanti di noi, salesiani e non salesiani a lui legati da affetto riconoscente, ricordi in particolare sono nel cuore delle cugine qui presenti, che gli hanno voluto bene e che ringraziamo, unitamente alle Sorelle dei Sacri Cuori di Gesù e Maria che l’hanno accudito compiendo l’opera di misericordia benedetta dal Signore e raccomandata da Papa Francesco: visitare e curare gli infermi.

 

1. Zelindo. Zelindo, un nome raro e dolce a dirsi, inizia la sua vita l’8 marzo 1934 a Dro, in provincia di Trento, questa salubre area del trentino che sfocia sul bel lago di Garda. Perse subito il papà e si trasferì con mamma a Tolmezzo, nell’opera salesiana dell’ispettoria veneta, dove la signora Irene si dimostrò cuoca eccellente, e il piccolo Zelindo, frequentando il ginnasio respirò il tradizionale clima di famiglia di Don Bosco, ed ebbe in dono la vocazione di restare con lui. Fece tutto il percorso formativo: la prima professione nel 1951, tirocinio, studi di teologia al PAS di Torino-Crocetta, ordinazione sacerdotale a Torino l’11 febbraio 1962. Successivamente la sua vita ebbe tre momenti.

– Quello di docente e formatore dei giovani soprattutto nel collegio di Pordenone fino al 1985, dove fu stimato ed amato ed ancora ricordato quale professore di filosofia nel liceo, in particolare per il suo impegno educativo cordiale, aperto, incoraggiante, innovativo secondo lo stile di Don Bosco. Non possiamo tacere di una iniziativa nuova a quei tempi: aver istituito e diretto a Pordenone un centro di aggiornamento pastorale-pedagogico per sacerdoti e laici, ponendosi al servizio della formazione altrui, compito questo che fu una sua caratteristica.

– La seconda parte della sua vita, dal 1985, si realizzò qui all’Università Salesiana, nella Facoltà di Scienze dell’educazione nel ben noto Istituto di catechetica. Gli impegni che gli furono assegnati e cui si dedicò seriamente furono molteplici: la catechesi giovanile e l’insegnamento della religione  sono state le aree che lo occuparono maggiormente. Su quest’ultima area della docenza di religione, continuando la  tradizione dell’Istituto di catechetica, segnatamente il lavoro iniziato dal compianto don Roberto Giannatelli, diede una impostazione originale, organica e creativa ad una struttura di servizio per insegnanti di religione a estensione nazionale particolarmente nei campi estivi in Val di Fassa e qui all’Ateneo. Il suo impegno lo portò alla ricerca sul campo e a pubblicazione di volumi che fecero testo sulla condizione del docente di religione in Italia, in collaborazione con l’Ufficio scuola della CEI, che sempre l’apprezzò nel suo lavoro.

Non è errato dire che in questo ambito del rapporto religione e scuola, la sua -assieme a suoi validi collaboratori- fu un’impresa unica nel panorama italiano, riconosciuta a livello europeo, che portò interesse e stima verso questa Università, suscitando una schiera di discepoli che continuano la sua impostazione, che possiamo chiamare di ermeneutica esistenziale del fatto religioso.

In quanto laureato in filosofia e teologia all’UPS e poi in filosofia all’Università di Padova con specializzazione in filosofia della religione assimilò un pensiero e una spiritualità saldamente  cristiana ed  esistenzialmente orientata da pensatori a lui cari. Elaborò così una circolarità ermeneutica fra dato religioso (fede) ed esperienza di vita dei giovani, mostrandone gli effetti nella pedagogia e didattica della religione. La questione del senso e la via per corrispondervi e farne l’esperienza fu il nucleo della sua riflessione e della sua docenza. Egli faceva emergere la struttura costitutivamente religiosa dell’esperienza e quindi la sensatezza e la ragionevolezza dell’incontro con Dio in Cristo.

Il suo pensiero era acuto, si potrebbe dite talora sognatore, talvolta – gli dicevano gli amici sorridendo – che grattava le nuvole. Ma dalle nuvole faceva scendere acqua buona, dando un robusto impianto culturale alle conoscenze, magari lasciando ad altri l’esecuzione pratica immediata.

– Con l’entrata nell’emeritato, iniziò il terzo momento della sua vita. I Superiori valorizzarono la sua  competenza  culturale e spirituale, la sua saggezza e lo stile  appropriato riservato e accogliente chiedendogli il servizio di assistente generale delle Volontarie di Don Bosco in tutto il mondo, di cui alcune qui presenti esprimono la riconoscenza a nome di tutte. Zelindo accettò e fece questo servizio con umiltà, dedizione, delicatezza. Poi sopravvenne la dura malattia che lo scosse ma non lo piegò al lamento o a qualche ribellione, tenendo per sé le sofferenze, come era sua condotta virtuosa e rispondendo come poteva con un timido sorriso. Ebbe tempo di incontrare diverse persone che venivano anche per direzione spirituale. Finché la madonna di Lourdes fece uno dei suoi miracoli più sicuri e pregiati portando Zelindo nella casa del Padre.

2. Zelindo fu un uomo quanto mai sobrio di parole e di segni esteriori che dessero all’occhio, magro, mangiava come un uccellino, lavoratore instancabile, pareva chiuso, ma era raccolto, sembrava assente, ma lo era quando il discorso si faceva banale. Possiamo attestare di non aver sentito da lui parole sconvenienti, né -ed è quasi un prodigio- parlare male di nessuno. Fermo nelle sue decisioni fino ad una tenacia che poteva sconcertare, ma era capace di tornare sui suoi passi e cambiare per quanto possibile.

Mite, tranquillo, delicato, signorile negli atteggiamenti, era profondamente umile, non cercava mai i primi posti, felice del grazie affettuoso che riceveva ma non infelice se veniva dimenticata la sua persona. Uomo di relazioni sempre aperte all’amicizia, accoglieva con un sorriso e pronto al dialogo. Il suo impegno intellettuale era legato a una grande attenzione ai rapporti umani e a una grande disponibilità all’amicizia.

Ebbe delle sofferenze notevoli, ma le mandò giù, cioè nel cuore di Dio, senza mormorare e senza serbare mai rancore. Non fu sempre facile capire le sue riflessioni, anche solo udirle, a causa della voce bassa per le sue fragili risorse foniche, ma non si poteva non ammirare la sua lealtà, rispetto, spirito di pace. Uomo intimamente religioso e fedele visse la sua consacrazione religiosa, in intima comunione con Dio, in generosa fraternità con il prossimo, in missione verso i giovani nella cura dei loro educatori.

Si prestava volentieri alla  direzione spirituale e al sacramento della riconciliazione tanto cercati quanto discreti nel farsi. Praticò con cura il servizio pastorale in una comunità parrocchiale, S. Mattia e al gruppo Rinascita, bene ascoltato per la profondità della sua parola ed insieme per  l’incoraggiamento che donava. Non possiamo dimenticare la decina di suoi  libri presso la Elledici in cui fissò i suoi pensieri su ciò che significa ‘insegnare o meglio educare alla componente religiosa intrinseca alla vita nella visione cristiana, traducendo il suo pensiero in volumi per la scuola di religione che per il taglio originale ebbero notevole successo e in testi di spiritualità giovanile proponendo con finezza e suggestivo linguaggio i tratti di quell’umanesimo cristiano che fu la cifra della sua vita.

Don Zelindo amava parlare del ’Presagio della Trascendenza’, dell’Ospite inatteso’, di invocazione per l’incontro con Dio. In certo modo partiva sempre dalla soglia, sperando ed invocando di arrivare al mistero svelato. Adesso a lui, grazie anche alla nostra doverosa preghiera di suffragio, l’Ospite è svelato e il presagio si è fatto visione. Per sempre.

Caro fratello Zelindo, noi preghiamo per te e tu ricordati di noi. Amen.

 

 

L’Università Pontificia Salesiana annuncia la scomparsa di

don ZELINDO TRENTI

“Per il salesiano la morte è illuminata dalla speranza di entrare nella gioia del suo Signore” (Cost. 54)

 

Nato a Dro (Trento) l’8/03/1934Ha compiuto gli studi ginnasiali (1945-1950) nel Collegio Salesiano di Tolmezzo (Udine). E’ diventato Salesiano ad Albaré il 16.8.1951. Ha frequentato il Liceo e gli Studi di filosofia (1951-1954) a Nave (Brescia), in seguito ha studiato Teologia al PAS (Torino). L’Ordinazione sacerdotale è avvenuta l’11.2.1962 a Torino. Ha ottenuto la Licenza in Filosofia nel 1963 nel PAS (Torino) e in seguito la Laurea in Filosofia nel 1967 all’Università di Padova. Si è specializzato in Filosofia della religione nel 1970  all’Università di Padova.

Ha iniziato l’insegnamento all’UPS nel 1983 e dal 1985-1986 come membro dell’Istituto di Catechetica. E’ diventato professore ordinario nella cattedra di Pedagogia Religiosa dell’Università Pontificia Salesiana di Roma. E’ stato Direttore dell’Istituto di Catechetica della stessa Facoltà.

Ha pubblicato numerosi testi e contributi dando fondamento alla visione pedagogica ermeneutica. La sua ricerca è stata sempre mirata ad un’analisi rigorosa del rapporto tra fede e maturazione umana, valorizzando i contributi più significativi delle scienze della religione e delle scienze dell’educazione. Ha diretto varie collane di ricerca religiosa.

Il suo insegnamento si è diffuso in Italia attraverso i numerosi testi di Pedagogia religiosa e di Insegnamento della Religione cattolica.

Stimato e apprezzato da tutti gli studenti dei Master, dei Corsi e le Settimane per gli Insegnanti di Religione da lui organizzate attraverso anche la Rivista di Pedagogia Religiosa da lui creata.

 

Fra le pubblicazioni si possono ricordare:

Esperienza e trascendenza, Leumann, Elledici, 1982;

Giovani e Proposta cristiana, Leumann, Elledici, 1985;

La religione come disciplina scolastica, Leumann, Elledici, 1990;

Invocazione. Opzione religiosa e dignità umana, Roma, LAS, 1993;

L’esperienza religiosa, Elledici, 1999.

Educare alla fede. Saggio di pedagogia religiosa, Leumann, Elledici, 2000.

La fede dei giovani. Linee di un progetto di maturazione alla fede dei giovani, Leumann, Elledici, 2003.

Il linguaggio nell’educazione religiosa. La parola alla fede, Leumann, Elledici, 2008.

La secolarità nell’orizzonte della creazione. Una pausa di contemplazione nel ritmo della quotidianità, Leumann, Elledici, 2009.

Dire Dio. Dal rifiuto all’invocazione, Roma, Armando Editore, 2011.

Il segreto di Gesù figlio dell’uomo. Per un itinerario all’incontro, Leumann, Elledici, 2012.

Secolarità e consacrazione. Elogio della vita quotidiana, Leumann, Ellenici, 2015.

 

Ha coordinato, coadiuvato da un’equipe di specialisti, l’Enciclopedia Tematica dell’Educazione Religiosa, Casale Monferrato, Piemme, 1998.

Ha curato in collaborazione con G. Malizia le due ricerche sull’insegnamento religioso in Italia: una disciplina in cammino, Torino, SEI, 1991; Una disciplina al bivio, Torino, SEI, 1996.

Ha promosso varie pubblicazioni di vasta diffusione in ambito didattico-applicativo.

Ha collaborato a varie Riviste specializzate nell’ambito della pedagogia religiosa.

 

Ringraziamo il Signore di avere donato don Trenti all’Università e alla Congregazione Salesiana e lo ricordiamo con gratitudine.

I funerali si svolgeranno sabato 13 febbraio alle 11.30 nella Chiesa di Santa Maria della Speranza, in Via Francesco Cocco Ortu 19, Roma (parrocchia adiacente il campus universitario dell’UPS).