L’Università dei Salesiani di Don Bosco a servizio del nuovo umanesimo

Il 28 agosto scorso Vatican Insider ha pubblicato l’intervista di Antonio Carriero al prof. Mauro Mantovani, nuovo Rettor Magnifico della nostra Università. Sette domande alle quali il Rettore risponde presentando una realtà accademica che è a servizio della Chiesa e della società da 75 anni. E nelle quali si coglie il desiderio e l’impegno di portare sempre più a frutto la missione affidata all’UPS nel mondo accademico attraverso lo specifico dell’educazione. Riportiamo il testo integrale.

«Il nostro impegno per la “civiltà dell’amore”. Come vuole don Bosco»

Intervista con don Mauro Mantovani, nuovo rettore magnifico dell’Università Pontificia Salesiana, nominato nel bicentenario del «Santo dei giovani» 

Antonio Carriero – Torino

Nominato dalla Congregazione per l’Educazione cattolica, don Mauro Mantovani è il nuovo rettore magnifico dell’Università pontificia salesiana (UPS) per il triennio 2015-2018 e succede a don Carlo Nanni, che ha guidato l’ateneo dal 2009. Da sei anni Vicerettore – a cui aggiungeva il compito di Decano della Facoltà di Scienze della Comunicazione sociale – don Mantovani è nato a Moncalieri (Torino) il 3 gennaio 1966. È Religioso salesiano dal 1986, e il 10 settembre 1994 è stato ordinato Sacerdote. Oggi spiega a Vatican Insider che «la nomina di un nuovo rettore, per un’istituzione accademica, è sempre un’occasione per raccogliere il patrimonio di lavoro e di esperienza maturato in tutti questi anni, al fine di proseguire con rinnovato entusiasmo nell’impegno di realizzare i fini che rendono ragione dell’esistenza di un’Università dei Salesiani». 

Don Bosco, portando i ragazzi in gita ai Becchi, indicando loro le piante del Sussambrino, scherzava dicendo: «Quella là è l’università di Don Bosco!». 

Giovanni Bosco, da giovane, ha compiuto grandi sacrifici per la sua stessa istruzione e formazione, seguendo il consiglio di persone sagge che lo hanno indirizzato a coltivare le doti di intelligenza e di cultura per la sua crescita personale e via via a servizio della sua missione tra i giovani, fino a fare della “ragione” – insieme con la “religione” e l’“amorevolezza” – la base del suo sistema educativo. L’Oratorio di Valdocco è diventato così anche “scuola che avvia alla vita” e l’opera salesiana si è sviluppata investendo molto sulla scuola e sulla formazione professionale, con un’attenzione particolare ai ceti popolari e ai giovani più bisognosi. L’educazione, attraverso l’istruzione e la formazione, è nel DNA salesiano. Nel tempo, molte scuole salesiane in Italia e nel mondo si sono distinte per l’eccellenza della loro proposta di formazione integrale della persona, promuovendo varie forme di espressione artistica, di lavoro in equipe, di sperimentazioni e innovazioni nella didattica. Per le esigenze di preparazione e formazione dei nuovi membri della Congregazione salesiana, che si stava ampliando e diffondendo in tutto il mondo, e poi come specifico servizio alla Chiesa e alla società, a Torino è nata, alla fine degli anni ’30, l’Università dei Salesiani come Pontificio Ateneo. Dal 1965 ha la propria sede centrale a Roma in un vasto e apposito campus universitario.  

Quali sono i tratti distintivi dell’Università Pontificia Salesiana?  

Tra le università pontificie, l’UPS si caratterizza per un’attenzione al mondo giovanile e alle sfide dell’educazione, dimensione carismatica “trasversale” che accompagna il nostro impegno nella ricerca, nello studio e nella didattica. Attualmente le facoltà sono sei: Teologia; Scienze dell’Educazione, la più numerosa; Diritto Canonico; Lettere Cristiane e Classiche; Filosofia; Scienze della Comunicazione sociale, la più recente, che ha appena celebrato il suo XXV di fondazione. Abbiamo anche un interessante Dipartimento di Pastorale Giovanile e Catechetica, frutto della collaborazione tra le facoltà di Teologia e di Scienze dell’Educazione. L’UPS rappresenta un “microcosmo” ecclesiale davvero speciale, con la presenza di sacerdoti diocesani, religiosi e religiose di numerose congregazioni e di studenti e studentesse laici (che numericamente sono circa la metà dell’intera popolazione studentesca), ed è aperta alla presenza di alcuni studenti di altre confessioni cristiane e di altre religioni. Ci distinguiamo dunque per una spiccata dimensione internazionale, sia tra il corpo docente sia tra gli studenti, attualmente circa 1.800 e provenienti da più di 100 paesi dei cinque continenti. Abbiamo anche numerosi centri aggregati, affiliati e associati, sparsi in tutto il mondo. 

Che cosa ha imparato ad amare dell’UPS in questi anni in cui ci è vissuto? 

Ho varcato per la prima volta la soglia dell’Università pontificia salesiana nel lontano 1986 come giovane studente salesiano della facoltà di Filosofia, che poi dal 1997 mi ha accolto tra le fila dei suoi docenti, e dove insegno tuttora. Fin da subito mi ha affascinato da una parte la compresenza di un ambiente assai familiare, caratterizzato dalla “relazione stretta” e dalla vicinanza e confidenza tra docenti e studenti, ricco di iniziative di vario genere, e dall’altra capace di una solida e impegnativa proposta di formazione universitaria, di qualità ed eccellenza, sfidante a uno studio motivato e mai superficiale, volto a una sintesi profonda tra fede e ragione, tra scienza, cultura e vita, di cui oggi avverto sempre più consapevolmente l’importanza. È stato anche un dono particolare venire a contatto diretto con alcuni docenti, che sono stati tra i “fondatori” dell’Università, e con la loro testimonianza di dedizione al servizio culturale e formativo. Don Bosco ebbe a dire ai suoi giovani: “Io per voi studio, per voi lavoro, per voi vivo, per voi sono disposto anche a dare la vita”, ed è stato bello e coinvolgente il vederlo realizzato in un ambiente universitario, e così – qualche anno dopo – trovarmi a rispondere positivamente, pur con un po’ di timore e di incoscienza, alla richiesta dei superiori di fermarmi a Roma al termine degli studi e di mettermi poi a disposizione a tempo pieno per la nostra Università.  

Quali sogni spera di realizzare, come Rettore, in questo triennio? 

Siamo figli di un santo “sognatore”, e dunque ogni salesiano sogna. Compreso il sottoscritto. Ma anche con i piedi ben piantati per terra, come del resto si diceva di Don Bosco. Il sogno principale è di contribuire, nel possibile, a rendere l’UPS così come oggi la “sognerebbe” Don Bosco, che – credo – la vorrebbe sempre più capace di distinguersi, in dialogo e in collaborazione con le altre realtà accademiche, come luogo di elaborazione e proposta culturale di qualità ed efficacia formativa in tutto ciò che concerne i giovani e l’educazione. 

In che modo l’Università dei Salesiani può promuovere la realizzazione di un nuovo umanesimo in Gesù Cristo? 

A duecento anni dalla nascita di Don Bosco, e a cinquant’anni dalla conclusione del Concilio Vaticano II e dall’inizio della presenza a Roma dell’Università pontificia salesiana, i compiti che riguardano la nostra Università risultano quanto mai attuali e ineludibili, a servizio della Chiesa e della società di oggi, di fronte all’emergenza educativa, alle incertezze e alle aspirazioni del nostro tempo, alle crisi che stiamo attraversando e che mostrano sempre più, almeno per chi vuole o è in grado di coglierle, le loro dimensioni etiche e antropologiche, più che meramente tecniche o procedurali. Si tratta dunque, anche da parte nostra, di non mancare questo importante appuntamento con la storia, offrendo – a partire dal suo versante educativo – un contributo di pensiero e di progettualità culturale e sociale che esprima con verità e in tutta la sua integralità lo sguardo sull’uomo e sul mondo illuminato dalla rivelazione cristiana, dal mistero stesso di Gesù alla luce del quale trova vera luce il mistero della persona umana, chiamata a realizzarsi nella relazione con Dio e con il prossimo, e a far dono di sé nell’amore, sul modello di Dio-Trinità. Proprio questo può diventare fucina di nuovo pensiero e di nuovi stili di vita, anche come risposta costruttiva e mai disfattista alle grandi sfide avanzate dal cosiddetto “post-umano” e dal progresso scientifico e tecnologico. 

Come ha vissuto l’Università pontificia salesiana l’anno del bicentenario della nascita di Don Bosco appena concluso? 

Durante l’anno del bicentenario si è svolto, nella primavera del 2015, un convegno internazionale molto partecipato che ha evidenziato gli aspetti di storia, di pedagogia e di spiritualità che caratterizzano la visione salesiana dell’educazione, raccogliendo importanti contributi di studio e di ricerca sviluppati durante gli ultimi tre anni di preparazione. Questa e diverse altre iniziative sono state frutto della stretta collaborazione tra l’UPS e i vari dicasteri della Congregazione salesiana, con cui ci sentiamo in grande sinergia.  

Come riparte l’Università dopo il Bicentenario? 

Siamo ormai protesi verso il nuovo anno accademico 2015-2016. Intendiamo offrire il nostro contributo rispetto ai principali eventi ecclesiali che si stanno realizzando: i due Sinodi dei Vescovi sulla famiglia, il Convegno ecclesiale della Chiesa italiana a Firenze, il Giubileo straordinario della Misericordia, le istanze provenienti dal magistero di papa Francesco a partire dalle sfide dell’esortazione apostolica Evangelii gaudium e della recente enciclica Laudato si’. Vogliamo essere in “prima fila” nel promuovere la cultura del dialogo e dell’incontro e nel contrastare quella dello scarto e dell’indifferenza, e nell’aprire piste di riflessione e instaurare buone pratiche di “ecologia umana integrale”. Un’Università che, provocata dalla rinnovata esigenza di fedeltà dinamica a Don Bosco che il Bicentenario ha fatto rifiorire, si pone a servizio della Congregazione salesiana, della Chiesa e della società affinché tutti i giovani del mondo, specialmente i più poveri, non solo non vengano “derubati” della loro speranza, ma diventino sempre più appassionati costruttori della “civiltà dell’amore”.