Il mestiere dello studente e la vocazione cristiana

Il senso, la passione, il domani: lungo queste tre coordinate Severino Dianich ci offre un percorso di riflessione intenso ed essenziale, intorno a una questione solitamente in bilico tra due approcci contrapposti: da un lato, una mentalità aridamente utilitarista – o comunque funzionalista – che tende a sottomettere lo studio al calcolo miope del risultato; dall’altro, un tentativo di contrastare questa deriva rampante con un debole appello moralistico, che il più delle volte finisce, sia pure involontariamente, per rafforzarla. Nel primo caso, conta solo il domani, come luogo di un’autoaffermazione a ogni costo;
nel secondo, più che il domani, conta solo il senso, per lo più il senso del dovere. In entrambi i casi, la passione non abita lo studio e lo studio non abita il tempo della vita come un’esperienza formativa qualificante e indimenticabile.
Nelle pagine che seguono, tenendo insieme queste tre coordinate, l’autore c’invita invece ad avvicinarsi alle radici di quell’esperienza elementare e affascinante, in cui la vocazione umana e la vocazione cristiana si scoprono originariamente affratellate; fino a culminare in un unico atto liturgico, in cui il cristiano, nel rispetto della legittima autonomia dei diversi ambiti di sapere, sostituisce alla logica della cattura strumentale l’impegno a camminare con il mondo verso il regno di Dio.
Il senso: “la vera curiosità che è all’origine di un vero sapere non si accontenta di sapere molte cose, ma vuol giungere a cogliere il senso delle cose che si sanno”; l’invito dell’autore ad “allargare gli orizzonti” si trasforma in un appello rivolto al cristiano ad accendere sul nostro sapere quella “luce decisiva” che può trasformarlo in sapienza.
La passione: “quando lavorare vuol dire studiare” non si può non appassionarsi, riscattando la fatica in una sintesi viva e coinvolgente, capace di far tesoro di tutte le energie che si sprigionano davanti a noi e in noi, componendo in modo armonico e trasformandole in un progetto.
Il domani: l’avventura esaltante della vita, con il suo carico esigente di sogni e di alte idealità, deve passare attraverso il tirocinio della formazione senza permettere che il cinismo spenga il desiderio; mettendo in conto anche la brusca esperienza dello scacco, oltre la quale la certezza dell’amore di Dio e la fiducia nella sua grazia ci consentono di ” affrontare con coraggio e con gioia il futuro con tutte le sue sorprese”.
 
Luigi ALICI