Incontro annuale tra UE e comunità religiose

Sostegno alle famiglie, solidarietà tra le generazioni, lotta alle sfide demografiche, questione-immigrazione, problema occupazionale, conciliazione tra lavoro e vita privata: sono molteplici gli argomenti affrontati durante l’incontro annuale tra istituzioni dell’Ue e comunità religiose presenti in Europa, svoltosi oggi presso la Commissione europea a Bruxelles.


L’appuntamento, inquadrato all’articolo 17 del Trattato di Lisbona, è definito come un dialogo regolare, aperto e trasparente, che intende far risuonare nelle sedi comunitarie la voce delle Chiese, in rappresentanza delle fedi religiose del continente e del loro impegno a livello pubblico, sul piano sociale, culturale, educativo, della solidarietà e della convivenza pacifica tra i popoli.

Istituzioni e Chiese. L’incontro di quest’anno aveva per tema “Solidarietà intergenerazionale: verso un quadro per la società di domani in Europa”, anche in relazione al 2012 che la stessa Ue ha dichiarato Anno dell’invecchiamento attivo e della solidarietà tra le generazioni. José Manuel Barroso, presidente della Commissione europea, ha fatto gli onori di casa; il vertice è stato co-presieduto da Laszlo Surjan, per il Parlamento europeo, e da Herman Van Rompuy, presidente del Consiglio Ue. Hanno partecipato oltre venti rappresentanti di comunità credenti, tra cristiani (cattolici, evangelici, ortodossi, anglicani), musulmani, esponenti della religione ebraica, indù e delle comunità bahá’í, provenienti da tutta Europa. Per la delegazione cattolica erano presenti: mons. André-Joseph Léonard, arcivescovo di Malines-Bruxelles; mons. Giovanni Ambrosio, vescovo di Piacenza-Bobbio (Italia), vice presidente della Comece, Commissione degli episcopati della Comunità europea; mons. Virgil Bercea, vescovo di Oradea Mare (Romania), anch’egli vice presidente della Comece; mons. Adolfo Gonzales Montes, vescovo di Almeria (Spagna). La delegazione cattolica arrivava particolarmente preparata all’incontro: infatti l’assemblea Comece della scorsa primavera si era concentrata esattamente su questi argomenti, affermando che il reciproco sostegno tra giovani, adulti e anziani “resta il fondamento dello sviluppo umano e delle nostre società”.

Per un futuro prospero. Il presidente della Commissione, José Manuel Barroso, ha affermato al termine del confronto: “Nell’affrontare la crisi economica stiamo facendo il massimo per garantire il giusto equilibrio tra la solidarietà e il senso di responsabilità fra gli Stati membri. Dobbiamo però rivolgere un’attenzione perlomeno equivalente alla solidarietà e al senso di responsabilità tra giovani e anziani. Solo mantenendo la solidarietà fra i popoli e le generazioni al centro dei nostri interventi riusciremo a sormontare la crisi e a porre le basi di un futuro prospero”. Questo “è il collante che tiene unite le nostre comunità. E la posizione delle Chiese e delle comunità religiose permette loro di promuovere la coesione nelle nostre società”. Herman Van Rompuy, presidente del Consiglio europeo, ha dichiarato: “Una generazione persa è una cosa che non possiamo permetterci né a livello socioeconomico né, soprattutto, a livello umano, così come non possiamo permetterci l’esclusione dei più anziani per minore produttività”. “Le Chiese, le sinagoghe, le moschee, i templi, così come le ong, scuole e associazioni ad essi collegate, sono luoghi di aggregazione a livello locale, che possono quindi dare un contributo importante al miglioramento della comprensione e della conoscenza reciproca fra le generazioni”.

La voce dei vescovi cattolici. Mons. André-Joseph Leonard ha affermato che, fra le diverse possibili opzioni (ricorso alle migrazioni, sostegno alle famiglie), per dare un futuro alla società europea “è da preferire l’aiuto alle famiglie, favorendone la stabilità, che è la sola opzione di lungo respiro per uscire dalla crisi”. Ciò implica “decisioni coraggiose in materia di politica fiscale, di aiuti ai nuclei numerosi e altre misure sociali per preservare l’equilibrio tra vita famigliare e lavoro”. In tale contesto, mons. Gianni Ambrosio ha ribadito “la necessità di proteggere la domenica come giorno di riposo settimanale comune in tutta Europa”. “Esso è di importanza fondamentale” per le relazioni tra le persone, per la vita sociale e spirituale di ogni persona, per la comunità locale. Mons. Adolfo Gonzales-Montes, facendo riferimento alla situazione nel suo Paese, la Spagna, ha chiesto “politiche solide e veramente efficaci per contrastare la disoccupazione giovanile” e ha indicato il ruolo-chiave che possono svolgere i fondi europei. Mons. Virgil Bercea, romeno, ha invece posto l’accento sul fatto che molte famiglie dell’est vivono situazioni difficili in quanto molte persone devono emigrare per poter lavorare, e i figli crescono in tal caso senza la vicinanza e il ruolo essenziale dei genitori. In tal senso ha invitato le istituzioni comunitarie “a mettere in opera iniziative che favoriscano lo sviluppo economico e il mercato del lavoro” nei Paesi dell’est.

da: SIR del 12/07/12