la fuga dall’ora di religione nelle scuole italiane – dossier

Proponiamo i dati dell’ultimo rapporto della Conferenza Episcopale Italiana sull’insegnamento della religione nelle scuole.

I dati della Cei: per la prima volta la quota di chi non fa l’ora di religione supera il 10%. In testa le superiori e le scuole del Nord e del Centro. E crescono anche i docenti specialisti, ovvero i laici dedicati all’insegnamento. Complice il calo di vocazioni, sono l’88%

NON SI ARRESTA la fuga dall’ora di religione nelle scuole italiane. L’ultimo rapporto del Servizio nazionale della Conferenza episcopale italiana per l’insegnamento della religione cattolica conferma un trend che sembra ormai ormai inarrestabile. Per la prima volta dal 1993/1994, quando venne fatta la prima rilevazione, la quota di alunni che preferiscono uscire dalle classi quando entra l’insegnante di religione scende sotto il 90 per cento: l’89,8, per la precisione. E la pattuglia di coloro che, mentre il prof di religione parla di Gesù e di fede, si dedicano ad altro sfiora le 800 mila unità. 

Ma l’annuale dossier della Cei, relativo all’anno scolastico 2010/2011, conferma un altro trend: gli specialisti di religione – coloro che insegnano esclusivamente questa materia, designati dai vescovi delle 226 diocesi italiane – sono in costante in aumento. Con sacerdoti, religiosi e religiose in “via d’estinzione”. L’ordine di scuola dove le defezioni sono più consistenti è la scuola superiore, con poco più di 16 ragazzi su 100 che escono dalle aule durante l’ora di religione. 

Un fenomeno concentrato soprattutto nelle regioni settentrionali e dell’Italia centrale. Al Nord le “fughe” sfiorano il 27 per cento e il 19 al Centro. Al Sud invece cambia tutto: appena 2,4 diserzioni su cento. Ma rispetto all’anno scolastico 2009/2010, a livello nazionale, al superiore si registra un’inversione di tendenza. Due anni fa, la quota di genitori o alunni che hanno sottoscritto l’apposito modulo per evitare le discussioni dell’ora di religione è stata del 16,5 per cento. In tutti gli altri segmenti della scuola pubblica italiana, probabilmente a causa della forte componente di immigrati che professano altre religioni, si registrano incrementi. 

Con un record, più uno per cento secco, alla materna: che passa dal 7,5 all’8,5 per cento di forfait in appena 12 mesi. Al superiore i meno avvezzi a “prediche” e discorsi intorno alla morale o ai problemi dei giovani sono gli studenti dei licei artistici (individuati nel dossier come “altre” tipologie di scuole): 21,2 per cento. Seguono i ragazzi dei professionali, che disertano l’ora di religione in 20,7 su cento, e i compagni dei tecnici. La maggior parte di questi, il 57,3 per cento, esce dalla scuola. La restante parte si dedica ad “attività didattiche e formative alternative” oppure ad attività di “studio: assistito o non assistito”.   

E anche quest’anno il complesso universo degli insegnanti reclutati dallo stato per impartire le lezioni di religione si arricchisce di qualche centinaio di unità. Gli specialisti, infatti, passano dai 12.894 del 2009/2010 ai 13.166 dell’anno successivo, facendo segnare un più 2 per cento. Unica “materia” della scuola italiana che negli ultimi anni contrassegnato da tagli sopra tagli può vantare un trend positivo. Ma che, per effetto del calo delle vocazioni, viene sempre più affidata a laici: ormai 88 su cento.